La polenta incatenata è una antica ricetta della cucina povera, tipica dell'alta Toscana e della Lunigiana, e che quindi immancabilmente mi riporta indietro nel tempo e mi ricorda il profumo della cucina di mia nonna. Non posso perciò non dedicare questa ricetta, il cui nome è legato alla mia città di nascita (Carrara), alla memoria di mia nonna Cesarina, donna d'altri tempi, che sapeva cucinarla in modo eccellente, ma che soprattutto raccoglieva l'ingrediente principale, gli "erbi", con le sue mani, direttamente dalla campagna. I cosiddetti "erbi"
non sono altro che le erbe commestibili che si trovano un po' ovunque nei campi e nelle zone a monte, tra cui l'aspraggine, il porro, la borraggine, l'acetosa, il
finocchio selvatico, il raperonzolo, il luppolo, la cicerbita, la pimpinella ecc. I miei nonni materni erano grandi esperti nella raccolta; al giorno d'oggi, invece, é diventato difficile trovare
raccoglitori che sappiano cosa cercare, in compenso è più facile trovare gli erbi
nei mercati di verdura. Se proprio non si riesce a trovarli, possono essere sostituiti con verdure e cavolo sminuzzati.
INGREDIENTI
- 1 chilo di erbi
- 300 grammi di fagioli borlotti, o di fagiolini dall'occhio
- 500 grammi di farina di granturco
- olio extravergine d'oliva q.b.
- sale q.b.
- soffritto di aglio e cipolla q.b. (facoltativo)
PREPARAZIONE
In una pentola capiente far
cuocere, in acqua salata, gli erbi e i fagioli fatti
rinvenire una notte in acqua. Una volta cotti, togliere l'eventuale acqua di cottura in eccesso e iniziare a versare la farina, facendo attenzione a non formare
grumi. Cuocere per almeno mezz'ora (la polenta deve raggiungere una
densità leggermente superiore ad una crema), aggiungendo per ultimo il
soffritto di aglio e cipolla (facoltativo). Servire in piatti singoli aggiungendo
olio d'oliva extravergine a piacere. La polenta incatenata, a mio parere, è ancora più buona se conservata per il giorno seguente, tagliata a fette, riscaldata e servita con un filo d'olio a crudo e magari con una spolverata di pepe nero, proprio come la vedete nelle foto che corredano questo post! E se ancora per caso ne avanzasse, si puo' anche friggere in padella...mmmm....buon appetito!! Quanti ricordi....grazie Nonna Cesy!!
Sono estasiata di fronte alla meraviglia di questo piatto!! La tradizione ha sempre il suo fascino e non importa che sia un piatto povero, è assolutamente irresistibile.
RispondiEliminaE' un piacere conoscerti, Francesca. Ti seguirò con piacere ^_^
Buona domenica!!
grazie mille Erica!!! Sono d'accordo con te: la cucina povera è una miniera di tesori da riscoprire!! Piacere di conoscerti, ti seguirò volentieri e inserirò il tuo blog tra i "siti amici"!! ;)
EliminaAlla carrarina senza il lardo di Colonnata? Siamo seri
EliminaCiao Francesca, il tuo blog è bellissimo!!! complimenti. Adoro queste preparazione che fanno fare un tuffo nel passato, ricordando e riproponendo semplici, sane e gustose ricette. La polenta incatenata non fa parte della mia tradizione culinaria, è da provare, sono troppo curiosa e sopratutto ghiotta di polenta :-)
RispondiEliminaCiao Felicia, grazie per essere passata e grazie mille per i complimenti!! Anche io credo che le ricette di una volta, quelle delle nostre nonne, siano un tesoro da preservare!! Ho avuto la fortuna di avere una nonna che era anche una cuoca eccellente!!
RispondiEliminaPer quante persone è questa ricetta,?
RispondiEliminaCiao Annette, le dosi sono per 4 persone. Grazie per aver visitato il mio blog 😉
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