Oggi ho avuto il piacere di essere intervistata in merito al blog da Massimo Benedetti, giornalista apuano che scrive per la testata on-line "La Gazzetta di Massa Carrara". Ringrazio Massimo per l'opportunità che mi ha dato e per aver scelto proprio L'ingrediente in più. Qui di seguito, potete leggere l'intervista, da oggi on-line sul sito de La Gazzetta di Massa e Carrara. In foto, io nella mia cucina! :)
martedì, 4 novembre 2014, 17:21
di massimo benedetti
Si sta affermando sempre di più in larghissime fette della
popolazione mondiale: festival ad hoc gli vengono dedicati ed
organizzati; fior di teorici, di professori e di cultori ne scrivono
trattati, libri e ne moderano conferenze. Il veganismo è una realtà di
cui oggi è impossibile non parlare e non accorgersene. La scelta vegan
risponde a idee, posizioni, prese di coscienza ben precise e ponderate,
frutto di un radicale cambiamento di quanto, nello status quo, si era
concepito e pensato, del modo in cui il mondo e le cose erano state
viste e concepite. Francesca Geloni, carrarese, adesso vive in provincia
di Milano: vegana da qualche anno, ha fondato un blog tutto dedicato al
vegan a 360 gradi.
Francesca racconti la sua esperienza personale: come si è avvicinata alla scelta rivolta al veganismo?
E' successo cinque anni fa, in seguito alla visione di un documentario intitolato
Earthlings.
Prima di allora, sono sincera, non mi ero mai interrogata sulla
provenienza del mio cibo, o dei miei capi di abbigliamento. Devo dire
che quel film mi ha letteralmente aperto gli occhi e mi ha spinta ad
iniziare un percorso di consapevolezza. Insomma, non che non sapessi che
la maggior parte del cibo che consumiamo sulle nostre tavole e buona
parte dei nostri capi di abbigliamento proviene dagli animali, ma non
avevo mai approfondito ed interiorizzato questa informazione. Essere a
conoscenza di una realtà ed averne una reale consapevolezza secondo la
mia esperienza sono due cose profondamente diverse e producono
comportamenti differenti Ho sempre pensato di amare gli animali e di
rispettarli solo perché ero contraria al loro maltrattamento o a
pratiche che ritenevo violente come la caccia o l'industria delle
pellicce. Quel documentario mi ha messo di fronte all'incoerenza della
mia etica, alla violenza e alla sopraffazione che si cela dietro ogni
prodotto animale e al fatto, innegabile, che questo quotidiano
spargimento di sangue non è necessario, perciò doppiamente immorale. Non
abbiamo bisogno di cibarci di prodotti animali per vivere ed, anzi, ho
poi scoperto, grazie a studi come quello effettuato dal dott. Campbell o
dal prof. Franco Berrino e dal prof. Veronesi (oncologi italiani di
fama mondiale), che la nostra salute ne trae addirittura giovamento. Da
quel momento, dico sempre, è iniziata la mia rinascita. Oggi mi sento
una persona migliore, non perfetta, ma senz'altro oggi posso dire di
fare del mio meglio per causare la minor sofferenza possibile. Sono più
attenta al rispetto dell'ambiente, ho sviluppato una coscienza ecologica
maggiore e, oltre a non acquistare più prodotti provenienti dallo
sfruttamento animale, cerco anche di non acquistare prodotti che
finanzino lo sfruttamento dei lavoratori e dei bambini e cerco di
inquinare il meno possibile.
Veganismo e non veganesimo, giusto?
Si, è più corretto parlare di veganismo, in quanto si tratta di una
filosofia di vita e non di una religione. Il veganismo è la conseguenza
pratica dell'antispecismo, ovvero della filosofia che rifiuta ogni
discriminazione basata sull'appartenenza ad una specie. L'etica
antispecista estende il diritto alla vita ed alla libertà ad ogni
componente del regno animale.
Come è strutturato e di cosa tratta esattamente il suo blog?
Il mio blog è una new entry della rete, esiste da poco tempo e,
grazie all'incoraggiamento dei miei amici che ad ogni invito a cena dopo
aver assaggiato i miei piatti, scherzosamente, mi chiedevano quando
avrei aperto un ristorante: così ho fatto, ma si tratta di un
ristorante virtuale. Magari un domani mi dedicherò davvero alla
ristorazione, ma per ora preferisco diffondere sul web le mie ricette,
anche per sfatare molti pregiudizi riguardo la cucina vegan, che, oltre
ad essere varia e gustosa, è anche salutare e colorata. Si tratta di
guardarci dentro e decidere che mondo vogliamo. Il mio blog si chiama
"L'ingrediente in più" ed è recentemente diventato anche una pagina
facebook. E' una raccolta di ricette e suggerimenti per un'alimentazione
più consapevole e più salutare. Si chiama l'ingrediente in più perché,
secondo me, ciò che caratterizza la cucina vegan è proprio l'amore per
la vita. In fondo, come spiego nel blog, si tratta di scegliere che
mondo vogliamo. Io vorrei un mondo privo di violenza e sopraffazioni,
privo di sfruttamento, dove ogni essere senziente possa vivere la
propria vita in libertà. Così ho voluto fare mio il motto di Gandhi "sii
tu stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" ed è stata la
scelta più bella ed importante della mia vita. Molti sono convinti che
essere vegan significhi fare delle rinunce, per me significa invece
riuscire finalmente ad assaporare con gioia e serenità il cibo. Sono
sempre stata una frana ai fornelli, ma, da quando ho scelto di essere
vegan, mi sono appassionata alla cucina come mai mi era accaduto, al
punto di voler condividere con tutti le gioie della mia tavola.
Il veganismo è una scelta che cambia radicalmente il modo di
vedere le cose, di rapportarsi ad esse, di relazionarsi sia alla natura,
alle persone, al rispetto dell'ambiente: forse non mi esprimo in
termini corretti. Tuttavia può aiutarci a capire esattamente cosa
succeda quando si comprende che, tutto quanto fatto e vissuto in
precedenza fino ad un certo punto della nostra vita, cambia
radicalmente?
Io sono solita dire che dopo la scelta vegan il mondo cambia, perché
cambiano gli occhi con cui lo si guarda. Cambia la consapevolezza con
cui ci si approccia alla realtà e, di conseguenza, cambiano le
prospettive. E' vero che si affronta molta sofferenza alla quale prima
non si faceva molto caso. Ma, assieme all'empatia per la sofferenza di
molte creature, c'è la consapevolezza di fare la propria parte per
alleviarla. Senza dubbio si acquisisce più amore per la natura, si
apprezzano molto di più i doni della terra, si fa più attenzione alle
tematiche ambientali. Per esempio, per quanto mi riguarda, sento di
amarmi molto di più e faccio molta più attenzione alla mia salute: ho
smesso di fumare, pratico il trekking in montagna e, ogni volta che
posso, faccio lunghe passeggiate all'aria aperta. Non ho più
l'automobile e studio sempre con la massima attenzione l'etichetta di
ogni prodotto che acquisto, compro molto meno e ho riscoperto il piacere
dei prodotti fatti in casa. Sono cambiate molte delle mie abitudini,
anche il rapporto con le persone è più sincero e libero da fronzoli.
Sono più serena e in pace con me stessa, percepisco un senso di
appartenenza che prima non avevo mai provato. E' un percorso, mi ripeto.
Un percorso di consapevolezza. Un risveglio.
Quale è l'ostacolo principale, secondo lei, in virtu' del
quale, molte persone, pur vedendo, leggendo e con gli occhi aperti su
certe tematiche, tuttavia continuano ad andare avanti nel proprio
percorso? Parliamoci chiaro: una volta che si sceglie il veganismo,
indietro non si torna.
Non ci sono particolari ostacoli nella pratica di uno stile di vita
vegan. Ogni vegano le dirà che una volta fatta questa scelta, tutto è
stato molto più facile di quanto si pensasse, anche perché ormai si
trovano praticamente ovunque capi d'abbigliamento che non contengano
prodotti animali o cosmetici non testati su animali. Per quanto riguarda
l'alimentazione è ancora più semplice perché la terra ci fornisce tutto
il necessario: legumi, cereali, frutta e verdura. E per chi li desidera
esistono ormai anche moltissimi prodotti confezionati per vegani anche
in qualsiasi supermercato. Il grande scoglio è solo uno: l'abitudine. Il
solo pensiero di cambiare delle abitudini ormai consolidate, che
vengono tramandate e praticate in maniera automatica, provoca una
resistenza. Ogni tipo di cambiamento genera inizialmente una resistenza.
Ma se la motivazione è abbastanza forte e sentita, nessuna resistenza
può durare a lungo, anche perché, come ho già spiegato, le alternative
esistono e sono ormai accessibili a tutti. Nel mio caso, a superare
l'ostacolo dell'abitudine senza alcuna resistenza, è bastata la
consapevolezza che la sofferenza e la morte degli animali (ogni giorno
nel mondo vengono uccisi mezzo miliardo di animali, oltre 8 milioni solo
in Italia) non è necessaria alla nostra sopravvivenza quindi,a mio
avviso,eticamente ingiustificabile.
A volte si sente dire che i vegani abbiano problematiche
legate al cibo, dal momento che muta radicalmente il loro regime
"classico" alimentare. In realtà non è proprio così. Perché?
Essere vegani non significa automaticamente mangiare in modo sano.
Faccio un esempio: una persona che mangia ogni giorno patatine fritte e
beve bibite gassate è vegana, ma non tutela la propria salute e
probabilmente avrà un sacco di problematiche legate al suo modo di
alimentarsi.L'alimentazione vegana è potenzialmente quella più sana per
l'essere umano, perché priva dei grassi saturi e del colesterolo
derivanti dai prodotti animali,ma deve essere praticata con buon senso.
Per alimentarsi in maniera sana e bilanciata è sufficiente affidarsi
alla natura e a tutti i prodotti che la terra ci regala, alternandoli,
variando spesso e cercando di consumarli nella maniera più semplice
possibile. Questo non significa affatto mangiare insalata tutti i
giorni, ma nemmeno abusare di fritture e cibi confezionati, farine e
zuccheri raffinati, come cerco di spiegare nel mio blog.
Quali sono, ammesso che esistano, gli iter per cui ci si avvicina al vegan? Molti, da carnivori incalliti, passano al vegan.
I percorsi che possono portare ad abbracciare uno stile di vita vegan
sono molteplici e variano a seconda della sensibilità delle persone.
Molti si avvicinano a queste tematiche grazie alle campagne di
sensibilizzazione delle varie associazioni di tutela dei diritti animali
presenti sul territorio, altri invece scelgono uno stile di vita vegan
per motivi strettamente salutistici poiché recentemente sono stati
pubblicati eminenti studi scientifici a supporto della tesi secondo la
quale l'alimentazione vegan è la più efficace nella prevenzione di
alcuni tipi di tumore e di patologie cardio-vascolari. Altri ancora
vengono guidati dalla consapevolezza che l'alimentazione vegana
assicurerebbe cibo e risorse a sufficienza a tutta la popolazione
mondiale a fronte di un minor impiego di risorse, minore spreco di acqua
e un minore impatto ambientale. Sono tutte motivazioni molto forti e
molto valide.
Pregi e difetti, invece, dell'essere vegetariano: è una fase
intermedia pre- vegan, una scelta definitiva o cosa altro. Ci sono
sedicenti vegetariani che, tuttavia, si cibano di pesce....
Il vegetariano, per definizione, è chi rifiuta di cibarsi di animali,
compresi quindi gli animali acquatici come i pesci, i crostacei e i
molluschi. Chi si ciba di pesce non può essere definito in alcun modo
vegetariano. E' importante non fare confusione, in quanto capita che
alcuni ristoranti inseriscano erroneamente nel menu dei piatti
contenenti pesce presentandoli come piatti vegetariani. Il vegetariano
non si ciba di animali, ma accetta di consumarne i derivati: latticini,
uova, miele. Spesso l'alimentazione vegetariana è adottata per un certo
periodo di tempo, come transizione verso la scelta vegan, ma, a volte,
è una scelta definitiva, perché, in buona fede, si è convinti che la
filiera dei derivati non produca sofferenza negli animali e si ignora
che la realtà è purtroppo ben diversa. Chiunque si informi non avrà
difficoltà a verificare quanta sofferenza vi sia anche nella sola
prigionia e nelle condizioni di allevamento delle filiere dei derivati,
faccio solo due esempi: per avere latte un mammifero deve aver partorito
e di conseguenza una madre non potrà allattare il suo cucciolo, che le
verrà sottratto e mandato al macello. Per quanto riguarda le uova la
realtà non è migliore: a parte l'enorme sofferenza a cui sono sottoposte
le galline ovaiole, i pulcini maschi nati da queste galline sono
considerati "scarti" (in quanto non femmine non potranno produrre uova
e, in quanto figli di ovaiole, non potranno mai diventare polli da carne
perché il loro patrimonio genetico modificato li rende inadatti allo
scopo) e quindi triturati vivi subito dopo la divisione dalle femmine.
Se si vuole veramente smettere di causare queste inutili sofferenze,
l'unica scelta da fare è quella vegana.
Secondo lei, le persone vanno sensibilizzate al vegan
attraverso campagne globali di informazione, oppure è un percorso
strettamente soggettivo? E, nel primo caso, è utile sensibilizzare,
secondo lei, alla luce di come l'essere umano è fatto? Spieghi per chi
legge il legame stretto tra chi compra una cocacola al supermarket ed un
kalasnikov in una guerra......
A mio parere le campagne di sensibilizzazione sono molto utili,
perché, nonostante viviamo nell'era dell'informazione globale, c'è
ancora poca informazione su queste tematiche. E' bene che tutti siano
messi al corrente di certe realtà, perché siano poi in grado di agire di
conseguenza, se lo desiderano. E' un percorso personale, certo, ma deve
sempre partire dall'informazione. Sono convinta che senza informazione
non si possa fare nessuna scelta consapevole. Internet ci fornisce uno
strumento potentissimo e dobbiamo usarlo per costruirci una
consapevolezza sia come esseri umani che come consumatori. E' questione
di responsabilizzazione. Molte informazioni oggi sono alla portata di
tutti e sono in grado di poterci orientare nelle nostre scelte,
facendoci, ad esempio, scegliere se finanziare o meno aziende o
multinazionali coinvolte in attività che siano in contrasto con la
nostra etica o con la nostra coscienza ecologica. L'esempio della Coca
Cola è molto calzante, perché è una delle multinazionali coinvolte nel
finanziamento di guerre e nella produzione di armi. Dobbiamo cioé
renderci conto che la nostra spesa giornaliera ha un "peso" etico e
politico ed iniziare ad usare responsabilmente questo strumento. Può
essere a mio parere il motore di un reale cambiamento. Ma per far si che
vi sia un cambiamento nella realtà, ci deve prima essere un cambiamento
nelle coscienze." Massimo Benedetti
Fonte: La Gazzetta di Massa e Carrara
Intervista originale
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